LA CHIESA DEL RITIRO
Sec. XVII
Storia
Il 28 luglio del 1761 avvenne il rito della posa della prima pietra della Chiesa del Ritiro in Mesoraca, i cui lavori terminarono il 25 luglio 1767. Gli anni compresi tra il ’67 e il ’72 furono necessari per decorare il sacro edificio con gli stucchi, le opere pittoriche, lignee e marmoree, per le cui realizzazioni vennero reperiti i migliori artisti operanti nel Regno. Il 6 agosto 1772, in coincidenza con l’inizio della novena in onore della Madonna Assunta, venne finalmente aperta al culto. Erano presenti tutto il popolo di Mesoraca, l’Arcivescovo Antonio Ganini e il Principe Sannini da Catanzaro il quale, sulla porta maggiore del sacro tempio, non trovò occasione più propizia per esaltare giustamente l’operato di Don Matteo Lamanna con il seguente discorso celebrativo e inaugurale: “O voi cittadini di Mesoraca, con molta ragione potete vantarvi di venerare un tempio che è celebre per la magnificenza della sua architettura, per le sue immense ricchezze e per i privilegi concessi dal Sommo Pontefice e confermati dal nostro Sovrano. Riguardatatelo come una probativa, ove attingerete le grazie più elette; riguardatelo come un emporio di Paradiso, ove mi sembra che il Figlio di Dio abbia stabilito il suo trono e la sua presenza. O cittadini, innalzate a Dio un inno di ringraziamento, poiché questa vostra patria è stata innalzata ad un alto grado di civiltà per il Divino Culto e per l’insegnamento della gioventù. Opera tutta di questo Reverendissimo Signor mio Padre Don Matteo Lamanna …”.
ARTE
La chiesa monumentale del Ritiro è considerata la testimonianza più preziosa del Tardo Barocco in Calabria. Un’imponente opera architettonica, artistica e monumentale dichiarata monumento di interesse nazionale con Legge 1089 del 1 giugno 1939. Rappresenta una grandiosa vetrina d’arte nella quale si ammirano veri e propri capolavori delle più raffinate maestranze meridionali del Settecento
1) la cupola ottagonale che ospita 125 personaggi e che, per questo, è nota come la più dipinta di tutta la Calabria e tra le più dipinte del Mezzogiorno;
2) i nove altari in marmo finissimo di Carrara, tra i quali risalta, in modo preponderante, quello maggiore, ubicato tra la spettacolare balaustra e la parete absidale volta ad oriente;
3) le opere lignee che comprendono il grandioso pulpito pensile, il coro, la cantoria superiore, i sei confessionali e la sacrestia;
4) le opere pittoriche in cui sono compresi, oltre alla già citata cupola, il grande dipinto dell’Assunzione, la Trinità, il transito Maria, il buon pastore, la sacra famiglia, la Madonna pastora, i quattro evangelisti, il Getsemani, la flagellazione, l’Ecce Homo, la salita al Calvario, la crocifissione, la deposizione, la maternità di Maria, la Pentecoste, la natività di Maria, la Madonna del Carmelo, l’Immacolata, la morte di San Giuseppe, il compianto sul Cristo morto, la Madonna della Grazia, la visitazione di Maria a Santa Elisabetta, la fuga in Egitto e l’estasi di San Giuseppe;
5) senza contare, ovviamente, le bellissime 16 opere su tela trafugate il 22 novembre del 1996 e tutto quello che è andato perso durante tutto il ‘900. 6) Due altre opere, tra tante, sono ancora da sottoporre all’attenzione popolare: una pittura molto significativa in cui è rappresentato un giovane cieco, Salvatore Medaglia, che da Policastro si recava spesso presso la chiesa del Ritiro per suonare il proprio liuto, opera del pittore settecentesco policastrese Francesco Giordano. La seconda opera, olio su tela, (anonima), rappresenta l’immagine degli effetti del terremoto del 1832 con S. Imeteo che richiede l’intercessione della vergine Maria per Mesoraca.
OPERA SOCIALE
L’idea di Don Matteo Lamanna, personaggio che ha il tutto realizzato, venne sostenuta da popolo e dalle istituzioni. Altro successo conseguito nel tempo grazie alle sue idee fu l’autorizzazione ad istituire un centro pubblico di istruzione superiore che per allora era veramente una conquista culturale e sociale a tutto vantaggio dei giovani mesorachesi: “Nel Reale Dispaccio del 19 Febbraio 1805, inviato all’Arcivescovo di S. Severina, si autorizzava che il “Ritiro di Mesoraca“ doveva svolgere non solo opera di educazione missionaria, ma quanto quella dell’Educazione dei Giovani, improntata sul principio che essi dovevano essere nella vita buoni cristiani, ottimi cittadini e fedeli “vassalli“ del loro Sovrano. Dovevano inoltre imparare a leggere, a scrivere e a studiare la Lingua Italiana, la Geografia, la Grammatica, l’Umanità (che nei ginnasi e nei licei era l’erudizione della Letteratura), la Matematica, la “Loggica“, la “Rettorica“, la Metafisica, la Fisica, il Diritto Naturale “Teologgico”.